Messer VerdelaTesta – La Recensione di RAMINGO! Blog

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Lui è irresistibilmente bello, è senza una zampina, è già alla prima ristampa dopo soli sessanta giorni dall’uscita, è divertente e vi travolgerà in un’avventura senza uguali che va dalla Sicilia di Re Tindaro fino al Granducato di Mantova. Di chi stiamo parlando? Ma di Messer VerdelaTesta, ovviamente!

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Nato dalla penna di Elena Pagani, Maestro d’arte e Assistente Capo Coordinatore della Polizia scientifica della Polizia di Stato, il personaggio di Messer VerdelaTesta piacerà sicuramente a grandi e piccini. Prima di tutto perché è un germano reale come non se ne vedono spesso in giro dato che è parlante e sedicente in terza persona plurale, secondo perché la storia, favola d’arte e romanzo storico fusi assieme, lo vede protagonista di mille avventure che hanno come fine ultimo combattere le discriminazioni di genere e fisiche. Questo perché lui è nato senza una zampina, ma non sarà certo la menomazione a renderlo meno regale nel camminare. Questo perché si innamorerà di Urfido, un simpatico gallo faraone, che donerà maggiore divertimento ed intrigo alla storia.

IMG-20180901-WA0004Il tutto nasce da un caso reale. “Messer VerdelaTesta“, infatti, trae spunto dall’indagine di Polizia Scientifica del “Codice a Cuore“, manoscritto del ‘400, e si conclude accompagnando il lettore al cospetto di uno dei massimi capolavori di Andrea Mantegna. Il romanzo parte proprio dal momento in cui Marcello, Direttore dei Musei Oliveriani di Pesaro, inizia a leggere i primi stralci del manoscritto. Immediatamente il lettore viene catapultato dentro un mondo passato costituito da dame e cavalieri, streghe e animali parlanti. Qui troviamo Re Tindaro e suo figlio Filippo, assieme ai suoi amici inossidabili Pignatta e Furetto.

Per chi è solito tuffarsi in romanzi ricchi di avventure, non potrà non sorridere nel rintracciare nella fitta trama che costituisce questa storia delle caratteristiche che ricordano il romanzo picaresco a Miguel de Cervantes, le vicende pantagrueliche in stile Rabelais o l’eroismo comico di Baldus scritto dal Folengo.

Non credo sia un caso visto e considerato che la matrice culturale è sempre quella mantovana e lo stile narrativo è molto fluido e piacevole. Elena Pagani è capace di divertire, entusiasmare e strappare qualche lacrima con un semplice cambio di capitolo.

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Tra i personaggi che preferisco, in assoluto, c’è Pignatta. Un simpatico ragazzotto sempre pronto a menar le mani… per afferrare del cibo! Non c’è paragrafo che lo riguarda dove non stia mangiando voracemente qualcosa di gustoso o dove non si stia lanciando in  modi di dire da lui storpiati – e regolarmente corretto tanto dal Principe Filippo quanto dall’altro membro della combriccola, Furetto. Quest’ultimo, inoltre, condivide moltissimi tratti tipici con la figura del “lesto” delle favole tradizionali, oltre a ricordare il personaggio di Cingar nel Baldus.

Ad impreziosire ulteriormente l’edizione vi è un commento critico dello storico mantovano Rodolfo Signorini ed i sette patrocini provenienti dai comuni di Mantova, Curtatone, Corinaldo, Montegiove e Gradara oltre che da ArciGay Italia e dall’Ente Olivieri Biblioteca e Musei Oliveriani di Pesaro.

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Di più non posso dire, rischierei di rovinare la sorpresa al lettore. Solo un consiglio, mi sento di dare: attenti a non far arrabbiare il Messere, o vi bacchetterà per bene!

Mendes Biondo

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