Lui è irresistibilmente bello, è senza una zampina, è già alla prima ristampa dopo soli sessanta giorni dall’uscita, è divertente e vi travolgerà in un’avventura senza uguali che va dalla Sicilia di Re Tindaro fino al Granducato di Mantova. Di chi stiamo parlando? Ma di Messer VerdelaTesta, ovviamente!
Nato dalla penna di Elena Pagani, Maestro d’arte e Assistente Capo Coordinatore della Polizia scientifica della Polizia di Stato, il personaggio di Messer VerdelaTesta piacerà sicuramente a grandi e piccini. Prima di tutto perché è un germano reale come non se ne vedono spesso in giro dato che è parlante e sedicente in terza persona plurale, secondo perché la storia, favola d’arte e romanzo storico fusi assieme, lo vede protagonista di mille avventure che hanno come fine ultimo combattere le discriminazioni di genere e fisiche. Questo perché lui è nato senza una zampina, ma non sarà certo la menomazione a renderlo meno regale nel camminare. Questo perché si innamorerà di Urfido, un simpatico gallo faraone, che donerà maggiore divertimento ed intrigo alla storia.
Il tutto nasce da un caso reale. “Messer VerdelaTesta“, infatti, trae spunto dall’indagine di Polizia Scientifica del “Codice a Cuore“, manoscritto del ‘400, e si conclude accompagnando il lettore al cospetto di uno dei massimi capolavori di Andrea Mantegna. Il romanzo parte proprio dal momento in cui Marcello, Direttore dei Musei Oliveriani di Pesaro, inizia a leggere i primi stralci del manoscritto. Immediatamente il lettore viene catapultato dentro un mondo passato costituito da dame e cavalieri, streghe e animali parlanti. Qui troviamo Re Tindaro e suo figlio Filippo, assieme ai suoi amici inossidabili Pignatta e Furetto.
Per chi è solito tuffarsi in romanzi ricchi di avventure, non potrà non sorridere nel rintracciare nella fitta trama che costituisce questa storia delle caratteristiche che ricordano il romanzo picaresco a Miguel de Cervantes, le vicende pantagrueliche in stile Rabelais o l’eroismo comico di Baldus scritto dal Folengo.
Non credo sia un caso visto e considerato che la matrice culturale è sempre quella mantovana e lo stile narrativo è molto fluido e piacevole. Elena Pagani è capace di divertire, entusiasmare e strappare qualche lacrima con un semplice cambio di capitolo.
Tra i personaggi che preferisco, in assoluto, c’è Pignatta. Un simpatico ragazzotto sempre pronto a menar le mani… per afferrare del cibo! Non c’è paragrafo che lo riguarda dove non stia mangiando voracemente qualcosa di gustoso o dove non si stia lanciando in modi di dire da lui storpiati – e regolarmente corretto tanto dal Principe Filippo quanto dall’altro membro della combriccola, Furetto. Quest’ultimo, inoltre, condivide moltissimi tratti tipici con la figura del “lesto” delle favole tradizionali, oltre a ricordare il personaggio di Cingar nel Baldus.
Ad impreziosire ulteriormente l’edizione vi è un commento critico dello storico mantovano Rodolfo Signorini ed i sette patrocini provenienti dai comuni di Mantova, Curtatone, Corinaldo, Montegiove e Gradara oltre che da ArciGay Italia e dall’Ente Olivieri Biblioteca e Musei Oliveriani di Pesaro.
Di più non posso dire, rischierei di rovinare la sorpresa al lettore. Solo un consiglio, mi sento di dare: attenti a non far arrabbiare il Messere, o vi bacchetterà per bene!
Mendes Biondo
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